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Thank you Sir
Thank you Sir

Una scacchiera di solidarietà e frontiere.
Una missione umanitaria firmata Ticino è partita in soccorso ai vari campi rifugiati dei Balcani. Il primo campo profughi presso Dobova, su suolo Sloveno al confine con la Croazia, ospita da più giorni in condizioni igieniche precarie un migliaio di persone tra fango e sporcizia, sotto la sorveglianza di militari in divisa antisommossa, mentre bambini e anziani accalcati lungo cancelli e transenne accendono dei fuochi per riscaldarsi dal vicino inverno in attesa di essere trasferiti. Oltre la sponda opposta del paese Croato, il valico di frontiera serbo di Berkasovo piantonato da volontari, in maggioranza Cechi e Slovacchi delle associazioni umanitarie UNHCR, Croce Rossa, Terre des Hommes e Unicef, prestano i primi soccorsi psicologici e sanitari, accogliendo ogni arrivo con un tè caldo, una mela e offrendo la possibilità di mettersi in contatto con parenti e amici tramite un furgone adibito ad internetpoint. Il freddo della notte e il forte vento sono le difficoltà più grandi da affrontare: scarpe, coperte, giacconi, maglie vengono distribuiti all’interno del tendaggio che incanala il flusso di migranti, prevalentemente siriani, afghani e iracheni, verso la frontiera croata. Molti bambini, alcuni neonati, famiglie, persone sole ed anziani, orgogliosi di farsi immortalare dalle telecamere con sorrisi e segni di pace, come a voler testimoniare il loro esser sopravvissuti e giunti finalmente in Europa. Ma ovunque lungo la scia umana che attraversa i Balcani -thank you Sir- è il saluto internazionale che volontari, giornalisti, fotografi e persone di passaggio ricevono da sguardi di umana gratitudine.
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Una scacchiera di solidarietà e frontiere.
Una missione umanitaria firmata Ticino è partita in soccorso ai vari campi rifugiati dei Balcani. Il primo campo profughi presso Dobova, su suolo Sloveno al confine con la Croazia, ospita da più giorni in condizioni igieniche precarie un migliaio di persone tra fango e sporcizia, sotto la sorveglianza di militari in divisa antisommossa, mentre bambini e anziani accalcati lungo cancelli e transenne accendono dei fuochi per riscaldarsi dal vicino inverno in attesa di essere trasferiti. Oltre la sponda opposta del paese Croato, il valico di frontiera serbo di Berkasovo piantonato da volontari, in maggioranza Cechi e Slovacchi delle associazioni umanitarie UNHCR, Croce Rossa, Terre des Hommes e Unicef, prestano i primi soccorsi psicologici e sanitari, accogliendo ogni arrivo con un tè caldo, una mela e offrendo la possibilità di mettersi in contatto con parenti e amici tramite un furgone adibito ad internetpoint. Il freddo della notte e il forte vento sono le difficoltà più grandi da affrontare: scarpe, coperte, giacconi, maglie vengono distribuiti all’interno del tendaggio che incanala il flusso di migranti, prevalentemente siriani, afghani e iracheni, verso la frontiera croata. Molti bambini, alcuni neonati, famiglie, persone sole ed anziani, orgogliosi di farsi immortalare dalle telecamere con sorrisi e segni di pace, come a voler testimoniare il loro esser sopravvissuti e giunti finalmente in Europa. Ma ovunque lungo la scia umana che attraversa i Balcani -thank you Sir- è il saluto internazionale che volontari, giornalisti, fotografi e persone di passaggio ricevono da sguardi di umana gratitudine.
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Una missione umanitaria firmata Ticino è partita in soccorso ai vari campi rifugiati dei Balcani. Il primo campo profughi presso Dobova, su suolo Sloveno al confine con la Croazia, ospita da più giorni in condizioni igieniche precarie un migliaio di persone tra fango e sporcizia, sotto la sorveglianza di militari in divisa antisommossa, mentre bambini e anziani accalcati lungo cancelli e transenne accendono dei fuochi per riscaldarsi dal vicino inverno in attesa di essere trasferiti. Oltre la sponda opposta del paese Croato, il valico di frontiera serbo di Berkasovo piantonato da volontari, in maggioranza Cechi e Slovacchi delle associazioni umanitarie UNHCR, Croce Rossa, Terre des Hommes e Unicef, prestano i primi soccorsi psicologici e sanitari, accogliendo ogni arrivo con un tè caldo, una mela e offrendo la possibilità di mettersi in contatto con parenti e amici tramite un furgone adibito ad internetpoint. Il freddo della notte e il forte vento sono le difficoltà più grandi da affrontare: scarpe, coperte, giacconi, maglie vengono distribuiti all’interno del tendaggio che incanala il flusso di migranti, prevalentemente siriani, afghani e iracheni, verso la frontiera croata. Molti bambini, alcuni neonati, famiglie, persone sole ed anziani, orgogliosi di farsi immortalare dalle telecamere con sorrisi e segni di pace, come a voler testimoniare il loro esser sopravvissuti e giunti finalmente in Europa. Ma ovunque lungo la scia umana che attraversa i Balcani -thank you Sir- è il saluto internazionale che volontari, giornalisti, fotografi e persone di passaggio ricevono da sguardi di umana gratitudine.
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